domenica 12 febbraio 2012

35 etapa 110 km Rio Grande -Tolhuin



Non avendo vuotato le borse la partenza mattiniera è rapida.
Colazione a cappuccino, tiramisù e torta di mele.
A metà strada per Ushuaia c'è Tolhuin 110 km. Conto di arrivarci in 2 giorni. I primi chilometri sono di paesaggio desolato, si costeggia l'oceano atlantico ma la lieta sorpresa è che il vento è a favore. Forse arriverò a Tholuin in giornata. Il sole splende e a mezzogiorno si toccano i 27 gradi e io ho indosso l'abbigliamento per un range di -6/+6. Di cambiarmi non e ho voglia, slaccio tutto lo slacciabile in salita e mi riabbottono in discesa.
Vedo i guanachi i camelidi della Patagonia, simili ai Lama. Sono eleganti e agilissimi nonché molto diffidenti. Come tutti gli animali che ho incontrato, non appena ci si ferma si insospettiscono e alla vista della macchina fotografica si dileguano.
Un uccello rapace a bordo strada sta banchettando con la sua preda. Anche lui è un po' insospettito, ma non scappa, peccato che come fotografo lascio proprio a desiderare.
In vista due ciclisti, un polacco e un americana. Arrivano da Tholuin, dicono che hanno “alloggiato” alla Panaderia La Union, un posto meraviglioso oltre ogni aspettativa, si sta come a casa, e mi invitano ad andarci, ci sono anche tre italiani.
Arrivo a Tolhuin, 110 km in 6 ore. Entro nella “Paneaderia La Union” e al banco ordino un caffè, tre paste alla crema, 2 al cioccolato e 2 medialunas.
“Quanto vi devo?”
“Nada”
“Come niente?!?”
“Sei un ciclista? Vai a sederti non ci devi niente”
Incredulo vengo avvicinato in un momento di calma del locale, dal ragazzo che mi ha servito.
Se voglio fermarmi a Tolhuin, hanno una camerata a disposizione dei ciclisti con bagno e cucina. Ai cicloturisti offrono da mangiare e bere gratis. Dopo mi accompagnerà a vedere la struttura e se mi aggrada potrò fermarmi senza limite di tempo.
Il locale è strapieno, la ventina di tavoli sono tutti occupati con ricambio veloce e continua ad arrivare gente. Impressionante se si pensa che Tolhuin è un piccolo pueblo che però conta in tutto il circondario circa 5.000 abitanti. Al banco ci sono 4 ragazzi che servono i clienti, quando viene chiamato il loro numero, e nel laboratorio ho contato una decina di pasticceri. Tutti lavorano alacremente ma il clima è sereno, tranquillo senza facce scure. Infornano quantità incredibili di paste di ogni qualità e se ti soffermi un attimo in più a guardare un carrello di dolci, qualcuno ti invita ammiccando ad assaggiarne uno. Per me che sono un mangia briosh è un paradiso.
I ciclisti non ci sono, oggi sono al lago qui vicino per un giro in kajak. Ieri Emilio, il proprietario li ha portati alle terme, erano chiuse ma lui ha le chiavi.
Il primo ragazzo che conosco è Jorge, Catalano, mi porta lui a vedere dove si dorme, dov'è il bagno ecc. e mi indica dove posso parcheggiare la bici. E' in giro per la Patagonia con la sua ragazza russa, di Kiev, dove abitano. Studia lingue è si trasferito in Ucraina per imparare il russo. Dice che la vita lì è dura, i russi cercano di fregarti in ogni momento anche sulle cose più banali e insignificanti.
Arrivano i tre italiani, sono di Torino. Sono loro quelli che la signora di origini italiane tempo fa mi segnalò di avere visto a Caleta Tortel e che distavano dalla mia posizione 450 km circa.
Sono simpatici, padri di famiglia con prole, due di loro fanno i tinteggiatori e uno il meccanico ciclista che in viaggio è di un valore aggiunto non indifferente.
Il posto adibito a dormitorio è un ampio confortevole scantinato con finestre adibito normalmente a palestra.
Il clima che si respira è piacevole, rassicurante e irreale. Mi fermerò.
Chiedo maggiori informazioni a tutta questa disponibilità nei confronti dei ciclisti. Un vero perchè forse non c'è. Lorenzo, l'italiano più espansivo dice che Emilio è benestante, forse un fatto triste successo tempo fa lo ha toccato nell'animo e aiutare gli altri lo rende felice.
Poco distante c'è un monumento dedicato ad un medico argentino. Il primo medico al mondo ad effettuare un intervento di by-pass e morto suicida per non avere accettato compromessi politici e di conseguenza per non essere riuscito a ottenere finanziamenti governativi per la ricerca e l'esercizio di questa innovativa tecnica.
Tutti gli anni organizzano una gara in bici in sua memoria. La Rio Grande – Ushuaia.
Dalla tabella di marcia l'intenzione è quella di partire domattina con gli italiani. Però non so, forse mi fermerò un ancora un giorno. Vedremo.
La sera Emilio tira fuori due pesci di mare da 60 cm l'uno, credo siano robali, freschissimi. Alcuni ragazzi li preparano con patate e aromi e li infornano. Cena leggera. Deliziosi. Ieri sera c'era l'asado.



L'approvvigionatore di farina e ingredienti per il laboratorio è un simpatico ometto. Gli piace chiacchierare e si ferma spesso con piacere a raccontarci delle sue avventure in giro per l'america del sud a cavallo di un motorino 50cc. Argentina, Cile, Bolivia. Prendeva e partiva a 60 all'ora, vento permettendo. Il motorino ha un grosso adesivo sopra il faro con la scritta “Tolhuin”. Ogni tanto dal laboratorio lo interrompono chiamandolo perchè serve qualcosa ma lui nel bel mezzo del racconto fa cenno con la mano che possono aspettare. Non gli sono simpatici i cileni. Dice che quando l'Argentina era impegnata con la guerra per le Isole Malvinas (Falkland) i cileni volevano sfruttare la situazione per invadere la Patagonia. “Non è valido”, una guerra su due fronti non sarebbe stata possibile. Racconta anche che sul confine con il Cile una vasta zona è stata minata per proteggersi da una possibile invasione, e tuttora lo è.
Michele uno degli italiani conferma, ci sono passati vicino e hanno visto i cartelli di attenzione.
I ragazzi torinesi mi chiedono se durante la strada ho incontrato tizio o caio in bici.
I ragazzi in tandem, in viaggio di nozze avevano già rotto il telaio e se lo erano fatti spedire dall'europa. Quindi quando li ho conosciuti in panne era la seconda volta che si ritrovavano a piedi con lo stesso problema.
Anche i tre italiani hanno fatto il sentiero micidiale del Lago del Desierto e mentre me lo affermano alzano i pantaloni per mostrarmi le ferite.
Lo hanno fatto in due riprese, accampandosi a metà strada. Saggia decisione, a sapere com'era avrei fatto anch'io così.
Maurizio il meccanico di bici mi dà preziose opinioni su vari componenti della bici e riesce ad incuriosirmi descrivendomi il cambio Rolof. Essenziale, posto all'interno del mozzo della ruota, indistruttibile e senza manutenzione. La Rolof sponsorizza un cicloturista che ha percorso ad oggi con lo stesso cambio 600.000 chilometri.
Tutti vanno a letto e io fuori dalla Panaderia chiusa per potermi agganciare al wi-fi aggiorno il blog.
Domani se deciderò di partire anch'io saremo una colonna di otto bici.
Quattro italiani, due canadesi, un catalano e una ucraina.

3 commenti:

  1. ciao mangiabrioches

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  2. Ciao Mario, non finisco mai di stupirmi!Mi piacciono le persone che incontri.A presto! Alla prossima metti le foto dei compagni di viaggio. Li

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  3. che belle avventure! che belle persone! che bei pesci!

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