sabato 4 febbraio 2012

26 etapa 90 Km. quasi a Puerto Yungay



Bella giornata, bella strada bei paesaggi. Faccio sosta per uno spuntino e sigaretta.
Arrivano tre motociclisti, salutano e uno di loro si ferma.
E' una ragazza svizzera a bordo di una Bmw. Mi dice che c'è un cicloturista a due ore da me.
Gli piace chiacchierare, è arrivata a Buenos Aires su una nave cargo, proprio il mezzo che avevo valutato anch'io e che non ho preso perchè della durata di più di un mese.
La sua nave ci ha messo 40 giorni.
Prima di salutarci mi indica il mozzicone di sigaretta che ho tra le dita: “E' la prima volta che vedo un ciclista fumare.”
“Si, ma io non sono un ciclista, sono una persona normale che viaggia in bici”.
Andranno a Caleta Tortel che è fuoristrada di una ventina di chilometri da Puerto Yungay , io non so, quando sarò al bivio deciderò.
Eccomi al bivio Caleta Tortel 22 km, Puerto Yungay 30.
C'è anche un cartello con gli orari del ferry. Tutti i giorni ore 10.00 – 12.00 e 18.00.


 Via per Puerto Yungay sono le 18.30 e se sono fortunato sul percorso che rimane potrei arrivarci entro sera così domani sono già li.
Sono sfortunatissimo non sarò a Puerto Yungay stasera ma il paesaggio è strepitoso, da fare accapponare la pelle.
Le montagne si avvicinano sempre più, la strada si fa stretta e tortuosa. In auto non la percorrerei neanche se fosse l'unica strada del mondo. Non ci sono paracarri, ogni tanto c'è un cedimento che sembra un morso dato alla strada, da dove si intravede meglio lo strapiombo stretto e profondo.
Da un rapido calcolo delle probabilità decido di procedere attaccato alla parete della montagna nonostante i ripetuti cartelli “caduta massi”.
In fondo al precipizio corre un fiume e le montagne colano letteralmente acqua da tutti i pori.
C'è poca luce, il cielo è nuvoloso non c'è spazio per accamparsi, forse in piedi nel sacco a pelo affrancandosi alle rocce con gli elastici da bagaglio e con il casco in testa.
Ogni spiazzo che incontro è allagato con non mmeno di 10 centimetri d'acqua.
Non si vede anima viva ormai da ore, non un auto, una moto, una bici, nada de nada.
L'atmosfera è da Carpazi in Transilvania non mi stupirei venissi superato dalla carrozza sbandante, con la ruota posteriore sinistra che ogni tanto va giù di strada, tirata da cavalli neri impazziti dagli occhi rossi, con un fantasma in cassetta con la frusta e il Conte Dracula in persona in vettura.
Non ho più tempo, mi serve un posto per la tenda. Trovo un'ampio spiazzo a ghiaietto apparentemente asciutto. Perfetto. Il ghiaietto non tiene i picchetti così li fisso appoggiandoci sopra dei massi giganteschi.
Trascorro la notte più umida e fredda della mia vita, è stato come dormire sulla tomba bagnata del Conte.

 l'inizio del cammino che mi porterà ai Carpazi

2 commenti:

  1. caro Mario, sono rassicurato nel leggere che sei "una persona normale". i paesaggi che ci mandi sono bellissimi; ma stai attento ai massi dall'alto e ai precipizi verso il basso! peccato manchi la foto della ragazza svizzera!
    pietro

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