sabato 14 gennaio 2012

9 etapa 125 - 50 Km. Medanos-Rio Colorado


Al mercatino c'è il titolare seduto alla scrivania che beve mate.
La radio trasmette tanghi e musiche del passato.
So già quello che vorrei. Due foto d'epoca anni '50 esposte in vetrina che ritraggono dei contadini al lavoro. Chiedo quanto costano, si alza della scrivania e gliele mostro.
Si mette a ridere, “no, non sono in vendita”.
Ogni cosa ha un prezzo, anche le cose che non sono in vendita. Fai un prezzo.
Niente da fare non molla ma la mia insistenza gli fa piacere, lo diverte e aumenta il valore che hanno per lui quelle foto.
Tienes una coppia de espuelas? (speroni). Il tono del suo no è quello di chi avrebbe potuto averli ma a suo tempo rinunciò all'acquisto.
Qualcosa la voglio acquistare, così per ricordo.
Ci sono delle bellissime padelle copri-ruote d'auto d'epoca di varie marche, troppo ingombranti da mettere in borsa.
Della particolare lampada a terra o del gatto selvatico imbalsamato con la preda in bocca in una teca di cristallo, non se ne parla.
Sono al terzo giro di mercatino quando... ecco.
Quanto vengono i mate?
Ah questi sono tre mate antichi, e già capisco che non me la caverò con poco.
Ti interessano con la bombilla (la cannuncia di metallo) o senza? E il prezzo che mi ero immaginato alzarsi con la parola “antichi” levita ulteriormente con l'opzione bombilla. Intanto me li porge uno a uno e io li scruto attentaente guardandoli controluce se ci sono fori. Uno è forato, scelgo il secondo. Mi spiega che il terzo è il migliore ed è il più particolare. Attendo il prezzo. 120 pesos. Mi aspettavo un 50 pesos.
Mi intorta col ragionamento che a quel prezzo si trovano nuovi al supermercato, non antichi e fatti a mano.
Si, ma di chi era quel mate? Non lo sa.
Quei mate glieli ha portati una donna del paese ma non gli ha chiesto di chi erano.
Me lo incarta, allungo i 100 pesos e metto via il portafoglio.
Cerca di dire qualcosa ma lo anticipo con un: “dai dai, va bene così” come se fossi io a vendere qualcosa a lui.
Allunga la mano e attende la stretta che conferma l'affare.


Piccola spesa al supermercato. Acqua, biscotti, crackers.
Parto, i 125 km che mi separano dalla destinazione di Rio Colorado saranno caldi e monotoni.
La strada è senza curve e nel mezzo non ci sta niente. Spero nel vento a favore.
Procedo a fatica, il caldo si fa già sentire alle 9.00 del mattino e il vento è contro.
Dopo due ore di marcia il navigatore mi avvisa che ci vorranno 7 ore e 30 minuti alla stessa media per giungere a destinazione. Ok, mettiamoci comodi.
Vista la monotonia del paesaggio infilo un audiolibro nelle orecchie.
“Il vecchio che leggeva romanzi d'amore” di Sepulveda.
La storia è interessante e la voce narrante piacevole. Il racconto ambientato nella foresta amazzonica mi tiene un po' di compagnia fino a quando mi accorgo che nonostante il vento non sia aumentato pedalare è diventato ancora più duro.
La gomma anteriore è a terra. Strano anzi stranissimo.
Ho montato due pneumatici anti-foratura della Scwalbe con protezione 6, la massima,
ho fatto tratti su pietre aguzze e su rovi, rottami metallici, persino su di un fondo di cocci di vetro e l'antiforatura promessa è stata sempre mantenuta.
Se voglio arrivare a Rio Colorado non devo perdere tempo.
Sostituisco la camera d'aria pensando a come sono stato fortunato che non si è forata la gomma posteriore.
Dopo una ventina di km la ruota è ancora a terra. C'è qualcosa che non va, è impossibile.
Smonto la ruota ma non riesco ad individuare il foro allora sacrifico un po' d'acqua in un recipiente ricavato da una mezza bottiglia e la immergo a piccole porzioni fino ad individuare due fori.
Riparo, rimonto ma non riparto perchè mentre aggiustavo la ruota si è sgonfiata anche quella posteriore.
Monto l'anteriore riparata e smonto la posteriore.
La riparo, la rimonto ma non parto perchè nel frattempo l'anteriore si è ri-sgonfiata.
Mi immagino esca all'improvviso da un cespuglio qualcuno con un cartello in mano con su scritto “Sei su: l'idiota del giorno”.
La faccenda si fa lunga.
Non dispero ma comincio a guardarmi intorno se è possibile montare la tenda lì dove sono.
Riparo ancora una volta l'anteriore, mi era sfuggito un buco. Possibile? Mah.
A questo punto so già che dovrò rismontare la posteriore che si sarà sgonfiata. E così è.
L'anteriore è a posto, non si sgonfia più. Evviva! La posteriore invece non posso ripararla perchè ho finito tutte le pezze che avrebbero dovuto bastarmi per altri 2 viaggi futuri.
Sono a piedi.
Rimonto la bici con la ruota è a terra.
Riaggancio tutte le borse e mi porto sul ciglio della strada.
Mancano 50 km a Rio Colorado. Farla a piedi ipensabile. Aspettare che passi un cicloturista per chiedergli una pezza, improbabile. Finora in tutto il viaggio non ne ho incontrato uno.
Decido quindi di tentare l'autostop.
I veicoli idonei sono i pick-up e qui in Argentina sono numerosi. Ho buone probabilità.
In un ora conto 14 pick-up. Nessuno si ferma.
Sono pick-up lustri lustri da fighetto non da lavoro.
Il sole sta calando, tento ancora per 10 minuti e poi monterò la tenda, prima che faccia buio.
Il 15° pick-up nero che si avvicina a velocità supersonica è l'unico che quando mi vede da segno di rallentare.
Al lampeggio della freccia lo accolgo esplodendo di felictà come un naufrago su di un'isola deserta che si accorge di essere stato avvistato.
Mi stringe la mano, cerco di raccontargli il problema ma va di fretta, non gli interessano i dettagli.
Carichiamo la bici in un minuto e siamo già in viaggio. Si chiama Nestor è magro secco, tipo deciso, corre come un pazzo e sta andando a Rio Negro quindi è di strada per Rio Colorado.
Si è fermato perchè era al telefono con un suo amico italiano quando ha visto la bandiera italiana attaccata alla bici.
C'è un tuo connazionale in panne mi devo fermare?
Mi spiega che la strada è piena di quelle spine simili a “triboli”, quei chiodi a quattro punte che stanno sempre in piedi, portate dal vento sulla strada.



Gli chiedo come mai in questa zona non si vedono bovini al pascolo.
Non ci sono bovini perchè non c'è più pascolo, sono 6 anni che non piove.
Intanto la radio manda musica leggera locale, ballabile, piacevole.
Guida bene, sicuro e attento.
Frena solo per dare la precedenza a una fila di uccelli che atttraversano la strada distanziati uno dall'altro con il regolo.
Non ci sono bovini ma quando avvista un nandù o qualche altro animale si eccita, me lo indica.
Si parla del più e del meno, mi chiede anche della crisi economica italiana e i suoi commenti sono quelli di chi c'è già passato e sa che significa. Se la prende con banche e finanza.
Fermata all'inizio di Rio Colorado per rifornimento di carburante. Scendo anch'io e quando il contatore della pompa si ferma faccio il gesto di voler contribuire alla spesa.
“Hombre cosa fai? Non pensarci neanche, sali che ti porto da un gommista.
Dal gommista scarichiamo la bici ed entriamo in officina. Lui scambia due chiacchiere coi gestori ed usciamo. Te la aggiusteranno. Ci salutiamo e il suo sorriso somiglia a quello di Luis de Funes.
Consegno la camera d'aria al gomèro e mentre aspetto ripulisco i pneumatici dalle spine estraendole con una pinza.



Dall'officina mi chiamano. La mia camera d'aria galleggia in una vasca d'acqua tenuta alle due estremità dalle mani del gommista. Affonda la camera e l'acqua diventa “con gas”, dice che ha contato 15 fori. Non è riparabile. Mi viene in mente che ho la camera d'aria sostituita nella prima foratura, nella borsa , corro a prenderla e gliela porgo. Dopo l'esame il responso è di 2 fori. Se puede. A lavoro ultimato gli chiedo quanto devo.
Nada. Come nada?
Gli giro un po' intorno.
Nada, vai tranquillo. Mi consiglia di procurarmi quelle bombolette di schiuma che riparano le gomme, unico antidoto per strade come quelle.
Mentre rimonto il tutto l'attività della gomèria diventa sempre più intensa. Continua ad arrivare gente, amici. Sembra un bar di paese. Ci si incontra si discute e si scherza. Anche qui si sta bene. Parto, è notte, c'è un hotel a 50 metri.
Domattina cercherò un “bicicletero”, chi ripara biciclette. “Il ciclista” non le ripara, il ciclista è quello che va in bici ho imparato. Poi valuterò la situazione. Se rincamminarmi o prendere un bus per Neuquen.
Anche nella sfiga l'Argentina lascia un gusto dolce in bocca.
Visitate l'Argentina! ...non ve ne pentirete.

A presto
Mario

3 commenti:

  1. Non tutto il male vine per nuocere....

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  2. Ciao Mario,
    senza il tuo racconto quotidiano, stamattina e' stato come saltare la colazione.
    Buon viaggio, Luca

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  3. Mario, non ho mai bevuto il mate, nè con la cannuccia, nè in tazza, e non ho mai visto un ammenicolo come quello che mostri in foto e che hai comprato per 100 pesos; mi offrirai una tazza di mate quando vengo a Crema a trovarvi?
    Mi pare che l'Argentina sia la prova che anche se un Paese dovesse fallire e non fosse più in grado di ripagare i propri debiti, non è la fine del mondo, si puo' lo stesso continuare a vivere felici. Ho capito bene?

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