martedì 10 gennaio 2012

4y5 etapa 164 km. Bolivar - Gen.La Madrid


Destinazione General La Madrid.
115 km di sterrato misto fantasia a sorpresa.
La strada è dritta e assolata.
Il percorso comincia con un ghiaietto fine meglio dell'asfalto e lo scricchiolio sotto le gomme è piacevole e omogeneo.
Il computerino di bordo è impostato sulla temperatura perchè non è conveniente controllare ogni 5 minuti il chilometraggio quando te ne restano da fare 145.
Anche qui niente ombra.
A mezzogiorno trovo un'azienda con due belle piante all'ingresso.
Ho ancora 6 litri d'acqua quindi infornello gli spaghetti e mi preparo anche un mate in bustina filtro.

Per il vero yerba-mate serve un mate, contenitore dedicato e una bombilla, cannuccia di metallo con filtro che non ho.
Mi hanno sconsigliato l'acquisto perchè per rendere operativo il contenitore di legno o metallo occorre riempirlo di erba, versarvi acqua calda e lasciarlo in infusione per una intera giornata. Il procedimento va ripetuto per una settimana. Per berlo serve anche un contenitore termico che mantenga la temperatura dell'acqua sempre alta.
Con la bici un po'complicato ma tornato a casa lo farò perchè il vero mate è buonissimo.

Smantello l'accampamento da cucina e mi rimetto in sella.
La temperatura non scherza e sale sale sale fino a segnare 51°.
Il termometro è al sole quindi spero che ecceda.
Acqua ne ho ancora in abbondanza quindi mi serve solo un po' d'ombra almeno ogni 10 km, por favor.
La situazione è questa. Se mi fermo sotto il sole schiodo e se proseguo schiatto.
Sulla strada intravedo in avvicinamento l'ombra magra di un palo telefonico con le braccia corte.
Vorrei fermarmi, montare la macchina fotografica sul cavalletto, avviare l'autoscatto e correre a mettermi in posa sotto l'ombra a braccia aperte.
Troppo caldo per scherzare.
Acqua ne ho ancora ma strada ne ho tanta.
Ogni 2 km mi concedo un sorso e una spruzzatina in testa o sul collo o sulla maglia.
Un cancello di un Hacienda ha una piccola tettoia con una sottile linea d'ombra così schiacciato tra sole e cancello trovo ristoro.
L'acqua che ho con me è diventata bollente, per sopravvivere va bene ma il miraggio di un aranciata fresca , un succo di frutta, un ghiacciolo, non mi abbandona.

Felicità!
Girata una delle 4 curve del percorso mi ritrovo a Recalde un paese del quale ignoravo l'esistenza.
E' un bel paesino sperduto nel nulla.
A occhio e croce farà 200 abitanti ma c'è tutto.
Macelleria, negozio di alimentari, bar, ufficio postale, scuole elementari, palestra, polizia.
Tutto, hanno tutto ma è tutto chiuso perchè è domenica.
Le città quando il sole è alto sono deserte. Tutti in casa con giù le tapparelle.
Chiedo a un pazzo come me sotto il sole se non c'è un negozio aperto dove comprare dell'acqua.
Mi fa cenno di aspettare entra nel cortile del bar ed esce con la proprietaria che prende nota di ciò che mi serve.
2 bottiglie grandi di acqua + 1 bottiglia piccola e 1 litro di succo d'arancia.
Tutto freddissimo.
La bottiglia piccola e il succo me lo scolo tutto sotto una pianta e mi sento pronto a ripartire.

la despensa

Alle 18.00 arrivo ad un incrocio di strade vorrei percorrere quella di sinistra, ma il navigatore imperativo indica diritto per una strada che si è fatta sentiero è non mi ispira.
Provo a girare a sinistra per vedere se il garmin ricalcola il nuovo percorso ma imperterrito grida: “appena possibile fai un inversione a “U”.
Per non vederlo sorridere quando potrei essere costretto a tornare sui miei passi lo assecondo e ubbidisco.
Al passaggio della bici si alzano in volo decine di cavallette. Le sento sfiorarmi, qualcuna scrocca un passaggio di qualche metro appoggiata ad un braccio o una gamba. E' piacevole, non pungono né mordono.
Dopo 10 km di giramento di pedali spensierati tra pappagalli verdi svolazzanti in gruppi di tre, e decine di mucche che si fermano immobili a fissarti perchè probabilmente è il primo uomo in bici che vedono e non sanno se avere paura o no.


Terminato l'idillio la strada è interrotta da un cancello.
A sinistra c'è un passaggio a livello senza livello che porta in un campo.
Sono le 19.00.
Ho percorso 101 km di sterrato, sono stanco.
C'è uno spazio accogliente e tranquillo, monto col pensiero la tenda, assaporo una pasta e fagioli e dormo pesante. Do un occhio alle borracce e mi riprendo, mi resta un solo mezzo litro d'acqua.
Maledico di non aver acquistato una bottiglia in più a Recalde.
Cerco un'alternativa.Consulto la mappa.
La strada fantasma corre parallela alla strada ferrata per 10 km per giungere ad un nuovo incrocio.
Accavalletto la bici e ispeziono.
La linea è abbandonata, binari arrugginiti e crescita della vegetazione che permetterebbe con difficoltà il passaggio del trenino dei puffi.
Potrei pedalare tra i binari, il tum tum delle traversine sarebbe solo una variante al tratto di sterrato a ondine che mi ha portato a Recalde. Ogni ondina un mini dissuasore di velocità alto 4 cm e distanziato di 20 cm da quello che lo precede e che lo segue. Micidiale ma fattibile.
I cavi dell'alta tensione non ci sono, forse una linea a vapore.
La tentazione è forte ma ho promesso che tornerò sano e salvo quindi non azzardo, torno indietro e dopo 10 km a 9 all'ora contro vento inforco la strada che avrei scelto.
Il sole è quasi sparito, poco lontano c'è un'azienda e distinguo due fari d'auto che fanno manovra nella corte. Mi affretto. A bordo dell'auto ci sono papà e 2 figlie che stanno andando a trovare dei parenti. Spiego la situazione e il papà mi accompagna alla tromba d'acqua del pozzo, accende il motore della pompa e mi dice di attendere un attimo che scenderà più fresca. Mentre riempio la prima bottiglia alzo gli occhi e chiedo: “ma è buona da bere?”. Si, es buena, es buena, tranquillo, con lo stesso timbro ed enfasi di voce di Gianni Morandi. Rassicurante. L'acqua è gelata e buona, mentre riempio una bottiglia mi bevo l'altra. Le figlie i guardano in silenzio mentre riempio tutti i contenitori a disposizione. Se all'italiano dai una mano ti porta via un braccio. Chiedo se mi posso accampare lì.
Si, accampati dove vuoi, dentro o fuori. Adesso dobbiamo andare torneremo domani sera. Lascerò accesa la luce del cortile così potrai vedere e non preoccuparti dei cani che non fanno niente.
Di cani ne ho contati cinque uno più buono dell'altro. I nomi dei cani non li ho chiesti. Li ho chiamati: Primo, Secondo, Terzo, Quarto e Quinto. Il gatto Tigrillo.
Le ultime energie le adopero per montare la tenda e per infilarmi nel sacco a pelo.
La forza per aprire la busta della pasta&fagioli liofilizzata non l'ho trovata.

Stamattina in 45 km arrivo contento a General La Madrid.
Mentre parcheggio in un bar stazione di servzio il benzinaio prende in mano la bandiera italiana che ho legato alla borsa e esclama “ah francese”.
Poi arriva il secondo benzinaio che sorridendo e strizzando l'occhio pronuncia il suo cognome: "Mazzullo" i miei genitori erano di Potenza. Tornerà poco dopo per appoggiarmi sul tavolo un biglietto richiuso con su scritto: "Hector Mazzullo"
Alla cassa chiedo se non è possibile avere un panino imbottito. Si, con cosa? Hamburger, formaggio uova?
Si, con tutto rispondo.

Finito il panino arriva la tv locale. Il giornalista è anche lui di origini italiane. Daniele Ciolli.
Facciamo l'intervista ed è abbastanza soddisfatto.

Qui la gente di origine italiana è tantissimma e sono orgogliosi di esserlo. Come la famiglia Cianciarelli che gestisce un minimarket. La moglie è dispiaciuta che abbiano perso gran parte della cultura italiana e vorrebbe che i figli la recuperassero. Una signora mi si è buttata quasi sotto la bicicletta per dirmi che la figlia sta studiando l'italiano da 2 anni e presto partirà per tornare a vivere in Italia. Quando ci siamo salutati continuava a ringraziarmi commossa, non so perchè.

Stasera alloggio all' Hostal La Plaza. Accogliente con gestori amabili e premurosi.

Domani direzione Bahia Blanca. Dove arrivo arrivo.

Anche se non rispondo ai vostri commenti li leggo tutti, li apprezzo molto e resteranno nel ricordo.

Adios Amigos.

 sollievo al caldo

9 commenti:

  1. meno male che ti ricordi elle promesse...

    roby

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  2. Ogni volta che leggo il blog, un articolo sul giornale o ti penso mi viene l'ansia, ieri prima di rientrare con la testa ho lavoravo per un'oretta con la pancia. Oggi m'è andata bene, mi sento rilassata se soche sei al sicuro. un bacio anna

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  3. per motivari vari comincio a legerti solo da oggi.
    Grande viaggio, grande Mario!
    alessandra

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  4. Grande Mario!...Marietta

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  5. Buona continuazione ! un pensiero da chi ti segue da Lodi ! Ribo

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  6. hei macobrio, vai bene, fai con calma e divertiti. mitico

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  7. non mi perdo una tappa.....che avventura!!! Continua così Mario, buon viaggio!
    Silvia

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  8. buon compleanno ! sanky

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  9. il tuo racconto è come una birra fresca! la tua ricerca di ombra mi fa venire una domanda: ma ce l'hai un cappello? uno a tesa larga?

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