domenica 8 gennaio 2012

3 etapa 145 km. Saladillo-Bolivar



Da Saladillo a Bolivar ci sono 145 km con in mezzo il niente quindi per dare una mano alla “suerte” colazione alle 6.00 e partenza alle 7.00 con 18°.
Trovo una stazione di servizio dopo 40 km e ordino il pieno di acqua.
Il cellulare non prende.
Tra quanti km troverò il segnale telefonico?
Meno mas 30 km. (lo troverò dopo135 km)
La prossima stazione?
100 km ripete due volte, e stranamente poco più avanti trovo un cartello ufficiale di conferma.

Pedalo che è una meraviglia canticchiando a bassa voce “Simon Bolivar” degli Intillimani che non c'entra niente né con l'argentina nè con la città di Bolivar ma mi diverte per quello.

Fisicamente mi sento meglio, dopo avere ipotizzato le autodiagnosi più assurde, capisco l'errore.
Avrei dovuto attendere che il corpo si acclimatasse qualche giorno prima di metterlo sotto pressione.
Milano 3°, 2 ore di volo, 4 in attesa a Londra, 13 ore per Buenos Aires, cerco un albergo, vado a letto e alla mattina salto sulla bici.
Tanti anni fa mi sembra ci fosse un personaggio delle comiche, un certo “Cretinetti”.

A metà strada, posto di blocco stanziale di Polizia. Le auto rallentano qualcuna viene invitata ad accostare. Gli agenti infilano gli sguardi fessurati attraverso i finestrini. Mi preparo alla percuisizione. Il poliziotto saltella a lato per non ostacolarmi apre gli occhi sorride e mi saluta augurandomi buona giornata.
Qualcuno disse che se nei tempi passati le invasioni delle nazioni le avessero fatte in bicicletta anziché coi carroarmati nessuno li avrebbe fermati. Credo sia vero.

A mezzogiorno il termometro segna 35°. Mi cucinerò spaghetti in bianco con il lusso di potere anche salare l'acqua, non appena troverò l'ombra di un albero.



In tutto il tragitto ho contato 8 possibilità di ombra compreso il punto di ristoro di Augustin (me perdone si he escrito mal el nombre).
La vocina dei dottori che mi hanno vaccinato mi rimbalza nella testa come il gioco del “pong “non mangiare assolutamente in strutture improvvisate” “non mangiare nei baracchini” “ti ammalerai” “soffrirai” “non farlo, non farlo”.
Chiedo pane e salame. Mi portano un panozzo di 3 etti con un piatto di salame nostrano piccante. Strepitoso!!!
Quando esco a fumarmi una sigaretta Augustin, il figlio di 11 anni si avvicina alla bici, in silenzio e guarda, non parla ma negli occhi leggo voglia di avventura.

Augustin (me perdone si he escrito mal el nombre)

Entrando in Bolivar incrocio decine, anzi centinaia di motociclisti. Euforici, senza marmitta qualche moto con più di 2 passeggeri, anche bambini. La città ne è invasa, tutti che smarmittano, suonano, fanno schioppettare il motore. Le auto della polizia, non vedono, non sentono non fischiano e passano indifferenti.

Oggi a Bolivar è la festa delle moto dove tutto è permesso. Una volta all'anno, per un intero pomeriggio i motociclisti hanno il permesso di infrangere ogni regola ma allo scadere della festa chi sbaglia paga per tutti.
Pensavo peggio.
Alla fine della festa tutti in gran corteo dietro l'auto della polizia.

Patagonia, terra di silenzio, arrivo!



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5 commenti:

  1. GRANDE Mario, sappi che chi ti legge ha un po lo sguardo di Augustin.

    BUENA SUERTE!

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  2. vai Mario....sei la nostra voglia di volare. daniela

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  3. Tutti pensiamo un po come "Augustin", bella foto per certo! Non capisco bene la seconda foto!
    Un abrazo, buen camino hacia la tierra del silencio!!!

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  4. Per una strana coincidenza astrale un poco del tuo "calor" è arrivato in Lombardia:oggi pom DOMENICA 9 GEN c'erano 13 gradi. Strano Vero!come strano vero è leggere la tua prosa arguta e seguire il tuo tour. tieni duro, cuGGino . sanKy

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  5. Bello Augustin!!
    Fantastico il poliziotto che si scansa e ti augura bella giornata...
    e deve essere stato uno spasso capitare nel giorno in cui alle moto è "permesso di infrangere ogni regola", chissà che scene!!!

    Ah, che piacere leggerti!

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