giovedì 26 gennaio 2012

18 etapa 105 Km. V. Amengual - verso Coyhaique


 Al settimo chilometro della giornata affianco un estancia da dove sbucano 2 cani che mi danno letteralmente addosso. Non serve scendere dalla bici e nemmeno far finta di raccogliere un sasso. Mi saltano addosso senza esitazione e mi riempiono di feste e di leccate in faccia mentre il proprietario cerca di richiamarli da lontano senza sortire effetto alcuno.
In 15 chilometri esatti arrivo a Villa Amengual. Il pueblo è piccolo ma c'è tutto, persino un ospedale.
Controllo con l'ipod se c'è un segnale libero per la connesione wi-fi. Ne conto una ventina ma tutti protetti, anche quello del municipio e della biblioteca.
Forse in biblioteca hanno un computer a disposizione dei visitatori.
La biblioteca è proprio bella, sembra un salotto, ci sono poltrone comode, tappeti e un computer acceso e in rete.
Il mio saluto con sorriso non viene ricambiato ma non resto male qui funziona così. Il computer non si può usare perchè è riservato ai soli abitanti però c'è un negozio a due passi che lo affitta a tariffa oraria.

 raccolta dei rifiuti a Villa Amengual


Ho pochi soldi vediamo di spenderli bene per l'acquisto di generi alimentari no “frills”.
Acqua, 2 uova, 1 litro di latte, pane non ne hanno.
Un ragazzino si rende disponibile ad accompagnarmi da una signora che fa il pane in casa e lo vende. Sta a 10 metri, quella casa verde. Si stupisce del perchè sto facendo quei 10 metri con la bici a mano. “Hai bucato?”
No non ho bucato e non gli spiego che salire su una bici che pesa più di 50 kg è giustificato solo per tragitti superiori ai 100 metri.
Sono fuori dal cancello chiuso, non c'è campanello, vedo attraverso la finestra che la signora ogni tanto appare, cerco di attirare l'attenzione agitando le braccia finchè non mi vede.
“Cosa fai lì impalato? Infila una mano dentro il cancello, fai scattare la serratura ed entra.”
Non mi sarei mai permesso, da come rispondono ai saluti non voglio immaginarmi la reazione ad un'intrusione in casa. Alza una tovaglietta da un cesto e appaiono centinaia di pagnottine ancora calde. Costano 100 pesos l'una (16 centesimi di euro), ne prendo 5 anzi 7.
Incontro una coppia di cicloturisti canadesi da 5 mesi a zonzo per Patagonia e Terra del fuoco. Hanno facce simpatiche e lui una maniera di comunicare esilarante. Sembra un cartone animato e le sue frasi sono un inanellamento di suoni onomatopeici che fanno capire tutto.



La giornata corre veloce e in men che non si dica sono già le 16, mancheranno una 70 di km a Coyhaique, con un miracolo ce la posso fare, scalo di un rapporto e la pedalata diventa veloce e aggressiva. Le buone intenzioni vengono quasi subito mortificate da un forte vento contrario. I miracoli non succedono tutti i giorni sennò non sarebbero miracoli. Vabbè dove arrivo arrivo, mi balena per un attimo la malsana idea di viaggiare anche di notte. Malsana perchè sulle strade non c'è illuminazione, spesso non ci sono le righe e senza luna il buio è veramente nero come la pece.
Il sole si avvia al tramonto ed è da più di un ora che lo sguardo rimbalza a destra e a sinistra come la pallina di un flipper in cerca di quella buca che ti premia con lo “Special” di un posto per la notte.
Non è semplice. Le recinzioni dei campi senza soluzione di continuità non consentono il campeggio di fortuna. Proprio mentre valuto la possibilità di dormire in bici ecco un camioncino azzurro che sta richiudendo dietro sé il cancello della recinzione. La mamma è al volante, la bimba è aggrappata precariamente sul retro e il bambino sta armeggiando con la chiusura a fil di ferro del cancello di legno. Chiedo al bambino se è possibile accamparsi. Siiiii mentre rislaccia il fil di ferro, la conferma arriva anche dalla mamma che mi da il permesso di campeggiare dove voglio, più giù c'è il fiume se mi può fare piacere. Grazie ma mi fermo qui sull'erbetta. Spariscono lungo la strada che porta al fiume. Mentre monto la tenda arriva anche il papà a cavallo. Sprizza felicità da tutti i pori.
Torna il camioncino e il bimbo salta sul cavallo abbracciandosi forte al suo papà. Che bella famiglia, non hanno bisogno d'altro.



E' notte sono in tenda quasi addormentato ma devo uscire a fare pipì. Ho la pila ma la notte è tenebra e il cielo è pieno zeppo di stelle. Un senso di inquietudine davanti a tanto infinito mi provoca vertigine e riscappo subito in tenda. Domani con una settantina di chilometri sarò finalmente a Coyhaique. Grande città piena di banche.





7 commenti:

  1. mario, ma è bellissimo!! non mi ero resa conto che fossi così avanti nel viaggio!! è ovvio che ci preoccupiamo se non ti sentiamo!
    comunque le belle facce della gente che incontri mi rassicurano!
    ciao silvia

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  2. Alla prossima città rifornisciti ben bene di contante e mangia che mi sembri un po' dimagrito. Acquista anche le aspirine che servono sempre...Ciao Mario,buona continuazione. Bacio. LI

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  3. ciao mario!! leggendo i tuoi racconti viene voglia di partire immediatamente x il sud-america...buon viaggio! e buona avventura
    elena

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  4. caro Mario
    che bella famiglia quella con il cavallo! e che strani quei due canadesi con le facce simpatiche! simpatiche?
    pietro

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  5. il 26 gennaio sono partita da Venezia per la Patagonia, Coyhaique...posti meravigliosi che ti verrebbe voglia di non lasciare....Micaela

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    1. si, magari lasciare solo per qualche giorno per tornare a casa a bagnare le piante e per un salutino ad amici e parenti.

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