domenica 22 gennaio 2012

15 etapa 63 Km. Villa Santa Lucia- La Junta


Il cartello del cimitero annuncia che Villa Santa Lucia è vicina.
Le tombe sono mucchi di terra con una croce di legno senza lapide proprio come vorrei la mia, non ora, tra 90 anni.
Quello che mi colpisce come un abbaglio è l'esplosione di colori di fiori.
Sono tantissimi e di tutte le qualità, ci sono anche delle girandole.
Fiori di plastica e stoffa.



A santa Lucia non c'è wi-fi ma un minimercado ha connessione e computer.
Ho già il post e le foto pronte sul mio computer, chiedo se si può avere la password, pagando, naturalmente.
No, non si può perchè il tecnico telefonico si è raccomandato di non comunicarla a nessuno, neanche sotto tortura. Tipo non di posso prestare i pennarelli perchè mia mamma non vuole.
Potrei collegarmi al router con il cavo ethernet che ho con me? Così non dovrà rivelarmi la password. Non capisce ed è sospettosa.
Mi fa cenno di attendere e torna con una chiave usb.
Esco a pranzare sotto l'unica pianta ombrosa di Villa Santa Lucia dove arrivano a farmi compagnia per una siesta 3 operai addetti alla manutenzione della Carrettera Austral.
Da come è conciata la carrettera non credevo facessero la manutenzione.


Torno al minimercado per acquistare altra acqua ma è chiuso.
Dalla finestra il figlio della proprietaria mi guarda, gli faccio cenno che ho bisogno di chiedergli una cosa.
Apre. Potrei avere 2 bottiglie d'acqua. No, perchè è chiuso.
Saluto è vado.
A pochi metri c'è una specie di bar che mi da le 2 bottiglie d'acqua.
Il pomeriggio è caldo malungo il percorso l'ombra non manca.
In questa zona c'è acqua dappertutto, fiumi, laghi, ruscelletti, cascatelle.
Anche se non si vedono basta tendere l'orecchio per sentirne il rumore.


Qui in Cile stanno progettando la costruzione di 5 dighe che allagheranno queste magnifiche valli grazie alla collaborazione con l'Enel italiana.
La gente è in agitazione, nessuno le vuole.
Ecco, un sistema sicuro per non finire il viaggio poteva essere quello di farmi sponsorizzare dall'Enel.
Dopo 20 km trovo una grande casa con un cartello che riporta “caffè”.
Mi viene incontro un signore con un asse in mano. Rimetto il casco e chiedo se è possibile avere un caffè. La risposta è no. Lui è il falegname e la signora non c'è.
Dopo altri 20 km trovo una falegnameria in piena attività.
Usano dei buoi enormi come dinosauri per muovere i tronchi d'albero.
Scatto foto e giro un mini-filmato.
Più avanti ecco un pueblo, un paese.
Eccomi al bar, il soggiorno di una casa privata dove al tavolo trovo il falegname incontrato in precedenza con un suo collaboratore.
Stanno mangiando una fetta d'anguria con un succo d'arancia mentre la signora prepara il mio benedetto caffè.
A “La Junta” il prossimo paese mancano 40 km e sono le 18.30.
Impossibile arrivarci entro sera ma mi dico ma proviamoci, un paio di inaspettate discese in più e una salita in meno possono fare miracoli.
Alle 20.30 ho fatto 20 km. Posti per accamparsi ce né.
Trovo sulla strada un affitto cabanas e chiedo al proprietario se non hanno una camera per me o la possibilità di accamparmi con la tenda.
Camere non ne hanno, affittano casette intere e non per una notte.
La sua preoccupazione ad ospitarmi con la tenda è che se accendo il fuoco si potrebbe incendiare il bosco. Lo assicuro che non accenderò fuochi e che cenerò a base di frutta, pane e dulce de leche. Mi fa entrare e mi indica il posto dove potrei montare la tenda, il posto più bello.
Il mio gesto di chiedere se devo qualcosa per il disturbo fa scattare in lui la molla della simpatia. Torna sui suoi passi e mi chiede se mi serve qualcos'altro. Acqua ecc.
Ho tutto grazie, stasera ho tutto.
Monto la tenda su della grassa erba verde su cui galleggiano tanti fiori gialli. Manto erboso soffice come un materasso.
Rispetto agli argentini i cileni sembrano più chiusi, più pratici, meno cerimoniosi. Salutano e sorridono poco. Vanno al sodo e i soldi li vogliono tutti, se manca una monetina aspettano con calma.
In tenda dopo cena cerco di scrivere qualche riga da “postare” domani.
Niente da fare, sono riuscito ad addormentarmi sdraiato di pancia appoggiato sui gomiti davanti al computer.
Scriverò domani nella pausa pranzo.
Mi separano 20 km a La Junta. Domani desayuno lì. 

Un saluto a chi legge e un abbraccio a chi scrive.
Ciao.
Alla prossima.




10 commenti:

  1. caro Mario, il tuo racconto a tratti rasenta il teatro dell'assurdo (IONESCO?); quello che apre il negozio per dirti che il negozio è chiuso; al caffè ci lavora il falegname con l'asse in mano, alla falegnameria ci lavora la barista e ti fa il caffè; l'affittacamere che non affitta una camera;
    Mario, ci rallegri l'anima, è difficile non sorridere dentro!
    pietro

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  2. allora...visto che enel e nemica li togli la bandierina dell italia e metti una di cheguevara...poi comprati una pistola e a chi non sorride sparagli alle palle...

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  3. Papa' dice: bravo Mario, sono molto orgoglioso di te : ciao bacio.

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  4. siccome vorei l'abbraccio e il saluto... leggo e scrivo!
    ciao roby

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  5. Bhè quà scrivono tutti... all'ora, ammettiamolo una sbircaiatina dopo 2 giorni che non sono aggiornato sul tuo viaggio l'ho data anch'io... e cosa c'è di meglio di un abbraccio di un'amico... :-)
    Caspita 6 finito nel paese dei NO... cmq hai fatto bene a rimettere il casco quando hai incontrato il falegname, per me ti aveva scambiato per qaulcun'altro e voleva darti una bella legnata:-) Ciao MARIOOOO... un'abbraccio (affettuoso) Alba-man

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  6. DOPO TANTI SENTIMENTI CONTRASTANTI SUL TUO VIAGGIO, ADESSO E' UFFICIALE ..... VORREI ESSERE AL TUO POSTO!!CIAO SILVIA

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  7. già. il cile è selvaggiamente bello, ma hai visti che incredibile differenza di carattere fra i cileni e gli argentini? comunque non farei cambio coi padani. hasta la proxima.
    enzo

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  8. Un bel racconto, mi ricorda tanto i reportage di viaggio di quell'amico blogger che fece il periplo dell'Australia, e il giro della Tasmania a bordo di un pullmino noleggiato là sul posto.

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  9. .... aspettiamo aggiornamenti.
    nicola

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